ecografia addome completo (maschile e femminile)

L’ecografia dell’addome può indagare gli organi dell’addome superiore (fegato, reni, pancreas, milza, e l'aorta) o quelli dell’addome inferiore maschile (ureteri-pelvi: vescica e prostata) oppure quelli dell’addome inferiore femminile (vescica-utero-ovaie). La cosiddetta ecografia dell’addome completo raggruppa in un unico esame sia il segmento superiore che quello inferiore dell’addome. Nella maggior parte dei casi, il “quesito clinico” a cui l’ecografia addominale si trova a rispondere è legato a “dolori addominali” riferiti dal paziente o al sospetto di una colica renale e/o epatica”. In altri casi, l’indagine può riguardare l’identificazione dello stadio in cui si trovano malattie oncologiche (per valutare un eventuale intervento) o sistemiche (verificare l’interessamento degli organi principali da parte di sarcoidosi, LES, insufficienza renale o epatica, ecc.). I vasi arteriosi dell’addome, possono essere esaminati, durante l’ecografia, con l’ausilio dell’ecocolordoppler. In questo caso la ricerca dell’ecografista è volta a determinare il decorso, il calibro e le eventuali patologie ad essi connesse. Va infine sottolineato come l’ecografia dell’addome completo abbia anche un importante ruolo nella prevenzione sanitaria: infatti, eseguita una volta l’anno, consente un monitoraggio complessivo e frequente delle patologie più sopra descritte. L’esame, come per qualsiasi altro esame ecografico, non è doloroso ne invasivo ed ha una durata di alcuni minuti.

ecografia addome superiore

L'ecografia dell'addome superiore permette di indagare il fegato, i reni, il pancreas, la milza, il tratto sottodiaframmatico dell'esofago, lo stomaco, i vasi arteriosi e venosi di questa regione corporea (il più importante dei quali è l'aorta), accompagnati dalle catene linfatiche lungo le quali, in determinate condizioni patologiche, possono rendersi visibili i linfonodi. L'ecografia dell'addome superiore è l'ecografia di maggior rilievo nell'ambito della cosiddetta "ecografia internistica", cioè dell'ecografia atta ad approfondire i quadri sintomatologici che sono di interesse della medicina interna.

La tecnica di esecuzione dell'ecografia dell'addome superiore deve tener conto fondamentalmente di due fattori: che gli organi da indagare sono per buona parte situati topograficamente dietro la gabbia toracica o in sua prossimità; che, rispetto agli organi da indagare, possono affiancarsi o sovrapporsi strutture gastrointestinali (stomaco e intestino) in maniera variabile a seconda dei loro momenti funzionali e di riempimento solido, liquido o gassoso.

L'ecografia dell'addome superiore richiede pertanto di mettere in pratica alcuni accorgimenti, tra cui: nel corso dell'esame procedere a fasi di inspirazione con successiva trattenuta dell'aria per abbassare il diaframma e rendere maggiormente accessibili fegato, reni, milza e pancreas al di sotto delle arcate costali; prevedere un digiuno di 8 ore prima dell'esame per limitare la presenza di materiale solido-gassoso nel tratto gastrointestinale; disporre il paziente ora supino, ora sui fianchi, ora in piedi, a seconda delle esigenze da caso a caso, per avvicinare alla sonda ecografica gli organi da studiare; riempire eventualmente lo stomaco con acqua non gassata per migliorare la visualizzazione delle pareti dello stomaco stesso o per migliorare la trasmissione degli ultrasuoni dietro lo stomaco, verso il pancreas.

ecografia addome inferiore femminile

L'ecografia dell'addome inferiore o transaddominale della pelvi femminile è la metodica di prima scelta per lo studio non invasivo dell'apparato urinario e riproduttivo (vescica, utero e ovaie). Con tale esame è possibile visualizzare le dimensioni dell'utero con l'eventuale presenza in esso di noduli miometriali, la morfologia e le dimensioni delle ovaie e la possibile presenza interna di masse, lo spessore dell'endometrio e la vescica, mettendo in evidenza qualsiasi alterazione cui questi organi sono soggetti, ivi compresa la patologia tumorale. L'ecografia dell'addome inferiore richiede sempre un adeguato riempimento vescicale e può essere eseguito in qualsiasi giorno del ciclo mestruale.

Ecografia addome inferiore maschile

Nell'uomo l'ecografia dell'addome inferiore in genere ha lo scopo di indagare principalmente la prostata, la vescica e il resto dell'apparato urinario (Ureteri-pelvi maschili). Per maggiori informazioni vedi ecografia prostatica, ecografia vescicale ed ecografia delle vie urinarie.

Ecografia dei grossi vasi retroperitoneali

Utilizza una sonda a media frequenza (3.5 MHz) che, posta a contatto della regione addominale, in posizioni diverse, sdraiati, esplora aorta, cava, tripode celiaco, vasi mesenterici superiori, vasi renali e vasi iliaci comuni ed esterni. L’esame necessita, per essere eseguito esclusivamente di 8 ore di digiuno. In questo periodo si può bere solo acqua. Non è fastidioso. Il tempo necessario all’esplorazione di tutti i vasi con tale tecnica dipende dalla problematica che si riscontra, può durare da un minimo di 10 minuti a mezz’ora. Serve per dimostrare con grande accuratezza e precisione la presenza di aneurismi, trombosi, aterosclerosi. Tale esame si completa con l’uso del Doppler pulsato e del color – power Doppler che permettono di valutare in maniera accurata le caratteristiche flussimetriche dei vari distretti esplorati. Tale esame non sostituisce l’angiografia digitale.

Ecografia epatica + doppler

L'esame delle strutture vascolari del fegato implica l'impiego del color-doppler e del doppler spettrale nelle situazioni in cui è necessario acquisire un'adeguata informazione qualitativa e quantitative della vascolarizzazione epatica, nel caso di insufficienza epatica o in presenza di patoligie dubbie o certamente di tipo tumorale. Per 2–3 giorni si devono evitare cibi potenziali produttori di meteorismo (pane, pasta, frutta, verdura, bibite gasate), potendo invece assumere i cibi proteici (carne, pesce, uova, formaggi); si deve associare l’assunzione di un farmaco antimeteorico (Mylicon, Nogas Giuliani, carbone vegetale); il giorno dell’esame bisogna presentarsi con 8 ore di digiuno. La preparazione non è necessaria per i bambini al di sotto dei 10 anni, fatta eccezione per il digiuno di circa 4–6 ore.

Ecografia epatica e delle vie biliari

Utilizza una sonda a media frequenza (3.5 MHz) che, posta a contatto della regione addominale superiore a destra, in posizioni diverse, sdraiati , esplora il fegato, la colecisti, le vie biliari ed i vasi. L’esame necessita, per essere eseguito esclusivamente di 8 ore di digiuno. In questo periodo il paziente può bere solo acqua e non deve fumare. Non è fastidioso. Il tempo necessario all’esplorazione di tutto il fegato con tale tecnica dipende dalla problematica che si riscontra, può durare da un minimo di 10 minuti a mezz’ora. Serve per dimostrare con grande accuratezza e precisione la presenza di una patologia del fegato. In particolare tale metodica permette di individuare la presenza di cisti, noduli, malformazioni, neoplasie e monitorare l’evoluzione di patologie croniche quali l’epatite cronica ad eziologia virale e non virale valutando le alterazioni morfologiche dell’organo ed il pattern flussimetrico. Risulta essenziale, infatti, nel follow-up dei pazienti affetti da epatopatia cronica effettuare un controllo non solo del parenchima epatico ma anche del pattern vascolare portale ossia del flusso presente nel principale vaso affluente al fegato che è appunto la vena porta. E’ inoltre indispensabile valutare la presenza di eventuali linfoadenopatie a livello dell’ilo epatico quale indice di attività di malattia ed eventuali alterazioni flussimetriche dell’asse splenoportale conseguenti alle alterazioni parenchimali epatiche. Tale indagine appare, inoltre, indispensabile nella ricerca di calcoli, dilatazioni e tumori delle vie biliari e della colecisti. E’, al momento, la metodica non invasiva e priva di radiazioni con la maggiore sensibilità nello studio delle lesioni nodulari epatiche abbinata anche all’uso del color e power Doppler.

Ecografia dei linfonodi superficiali

Ecografia superficiale che studia i noduli linfatici o nel collo, o nelle ascelle o nell’inguine. Permette di valutare le caratteristiche morfologiche e, anche con l’ausilio del color e del power Doppler permette di discriminare sulla natura benigna o maligna della linfoadenopatia. Una volta individuata una linfoadenopatia sospetta si può procedere ad un’aspirazione ecoguidata della lesione. Questa tecnica, oggi diffusissima, si chiama: FNB (fine needle biopsy), che vuol dire aspirazione mediante un ago sottile. Si tratta di una vera e propria agobiopsia ecoguidata che permette di fare una accurata valutazione citologica sulla natura della lesione. La procedura non è dolorosa né presenta particolari controindicazioni o complicanze. Notevoli vantaggi sono forniti oggi dall’esame ecografico dei linfonodi superficiali. Le apparecchiature ecografiche moderne, con sonde ad alta frequenza, hanno una risoluzione spaziale elevata, nell’ordine di 0.7 – 1.00 mm, permettono di visualizzare i linfonodi superficiali normali, di distinguerli da quelli patologici e di differenziare le diverse patologie (sulla base della forma, della struttura, dei margini, dei diametri e della vascolarizzazione), anche grazie all’impiego di mezzi di contrasto ecografici

Ecografia mammaria convenzionale

Viene eseguita, con apparecchiature di ultima generazione, dedicate e settate per lo studio della mammella, dotate di trasduttori (sonde) da 7,5 – 15 MHz lineari o settoriali meccanici “small parts”. E’un esame non invasivo, ad integrazione dell’indagine mammografica nelle pazienti al di sopra dei 40 anni, e consente di ottenere informazioni su dimensioni, morfologia e struttura dei reperti anche con l’ausilio del color doppler, oltre che lo studio dettagliato dei cavi ascellari. E’ inoltre una guida rapida per la diagnostica invasiva citologica con il prelievo bioptico con aghi sottili (FNA, FNAB o FNAC: fine-needle aspiration cytology), senza uso di anestesia, nei casi di reperti nodulari dubbi o sospetti evidenziati all’Imaging strumentale. L’ecografia mammaria è un’indagine che fa sempre parte integrante di un iter di diagnostica senologica. L’indagine deve essere sempre preceduta da una accurata anamnesi e dalla visione di eventuali precedenti (mammografia od ecotomografia). In molti casi questa metodica è complementare alla mammografia. Infatti l’ecografia ha una sensibilità inferiore ed una specificità maggiore della mammografia; questo significa che consente una buona tipizzazione di una lesione, ma, soprattutto se la lesione è di piccole dimensioni, non sempre riesce a rilevarla. Al contrario, la mammografia è in grado di evidenziare un maggior numero di lesioni, ma non sempre è in grado di caratterizzarle. Nella donna giovane, di età inferiore ai 30 anni, l’ecografia viene eseguita come indagine di prima scelta, qualora ci si trovi di fronte alla presenza di un nodo palpabile; se le caratteristiche ultrasonografiche della lesione riscontrata sono sospette, lo studio viene completato da una mammografia ed eventualmente da un’agobiopsia. Nella donna di età superiore ai 30 anni, in caso di nodo palpabile, è comunque consigliabile far precedere l’ecografia da una mammografia, in considerazione dell’aumentato rischio, in questa fascia di età, di carcinoma mammario. E’ opportuno, inoltre, eseguire l’ecografia in tutte le pazienti, anche asintomatiche, come completamento diagnostico di una mammografia in cui sia stata evidenziata una lesione o comunque un’alterazione della struttura ghiandolare. L’indagine ecotomografica rappresenta un metodica di prima scelta anche per la rivalutazione delle dimensioni di un tumore dopo chemioterapia neoadiuvante e per confermare la diagnosi e valutare l’evoluzione di una flogosi o di un’alterazione post-traumatica. L’ecografia rappresenta, inoltre, una guida per il prelievo bioptico e per il posizionamento di reperi per la localizzazione preoperatoria di lesioni non palpabili.

monitoraggio dello sviluppo follicolare

Si tratta di una serie di osservazioni ecografiche, in diversi giorni del ciclo ovulatorio, sia in condizioni basali che durante una stimolazione dell’ovulazione. Si eseguono controlli seriati quotidiani, a giorni alterni o a distanza di più giorni seconda della situazione dello sviluppo dei follicoli ovulatori. L’osservazione si può eseguire per via transaddominale, a vescica moderatamente piena, ma solitamente si preferisce un’osservazione transvaginale, utilizzando una sonda interna che permette la migliore visualizzazione delle ovaie, dello stadio e delle dimensioni dei follicoli e dell’aspetto dell’endometrio. L’esame non è fastidioso. Può durare dai 5 ai 10 minuti. Questo esame è entrato oramai a far parte integrante di tutti i protocolli di induzione dell’ovulazione e lo si pratica in tutte le donne che si sottopongono a trattamenti per la sterilità. Esso permette di monitorizzare lo stadio di sviluppo ed il numero di follicoli che vanno incontro a processi maturativi. Si può così cogliere il momento più opportuno per procedere ad un trattamento di assistenza al concepimento, sia in vivo che in vitro. Attraverso questo esame si può inoltre monitorizzare il buon andamento del fenomeno ovulatorio in soggetti con irregolarità del ritmo mestruale. Da alcuni è stato proposto come metodo educativo della donna per insegnarle a conoscersi e capire in quale momento avviene la propria ovulazione ed a quali sintomi soggettivi questa si accompagni. In tal modo si può apprendere quando si è fertili e si può applicare un metodo naturale per il controllo della fertilità. Tale esame è affidato esclusivamente ad un operatore molto esperto. Solitamente un ginecologo con grande esperienza di programmi di tecniche di assistenza alla sterilità di coppia e con profonde conoscenze sulla fisiopatologia dell’apparato riproduttivo femminile.

Ecografia ginecologica

Si esegue a vescica moderatamente piena. Si inizia con una sonda addominale che serve per una visione panoramica. Solitamente, in un secondo tempo, si svuota la vescica e si passa poi ad un’osservazione transvaginale. Si utilizza una sonda interna che permette la migliore visualizzazione dei particolari dell’anatomia ginecologica. L’esame non è fastidioso. Può durare dai 10 ai 20 minuti. L’esame ecografico della pelvi femminile rappresenta la semeiotica di base per lo studio di tutte le forme patologiche dell’apparato riproduttivo della donna. L’esame esplora l’utero, con la sua mucosa (l’endometrio). Gli annessi ed in particolare le ovaie. Tutte le forme patologiche di natura organica, dalle semplici affezioni infiammatorie fino alle neoplasie sono apprezzabili con tale metodica. L’ecografia della pelvi femminile è inoltre uno strumento di notevole ausilio anche nei disturbi di ordine funzionale essendo in grado di valutare il grado di sviluppo e di maturazione dell’apparato riproduttivo e l’aspetto delle ovaie. L’esame ecografico in ginecologia trova pertanto applicazione in tutti i casi in cui sia necessario indagare sulle condizioni dell’utero.

Ecografia peniena

Permette lo studio della anatomia dell’organo, ricercando solitamente la presenza di patologie degenerative (morbo di La Peyronie o Induratio Penis Plastica o IPP) che possano ostacolare l’ottenimento di un’adeguata erezione. Rara l’incidenza dei tumori dell’organo, che comunque si studiano per via ecografica. Con l’ausilio del doppler e, soprattutto, del Color doppler, si esegue anche uno studio così detto “dinamico” (si provoca cioè un’erezione farmacologica) per la valutazione dei fenomeni vascolari, alla base della fisiologia e pertanto anche delle anomali erettive.

Ecografia scrotale e testicoli

Ecografia superficiale, si utilizza una sonda ad alta definizione da 7,5-10 Mhz posta a contatto con il sacco scrotale. Si utilizza per la diagnosi di tumori e/o infiammazioni e tumefazioni in genere, presenza di cisti a livello dell’epididimo o per studiare eventuali dilatazioni del plesso venoso (meglio conosciuto come varicocele) giovandosi dell’ausilio del Doppler pulsato e del color Doppler. L’ecografia può rilevare microcristalli intratesticolari a volte associati ad infertilità così come anomalie congenite (es. mancanza degli epididimi o di una loro porzione, cisti del funicolo etc) a volte responsabili di infertilità. Ruolo fondamentale ha l’ecografia neonatale per la ricerca di eventuali testicoli ritenuti non ancora discesi nelle borse. Una precoce diagnosi permetterà un corretto “timing” chirurgico quando necessario. I testicoli infatti quando non in sede (lo scroto) sono soggetti a sollecitazioni termiche (aumento della temperatura) con possibile danneggiamento strutturale e deviazione tumorale nel corso degli anni. Nella maggioranza dei casi i testicoli ritenuti sono localizzati nel canale inguinale e più raramente alla radice della coscia o in cavità addominale. In questo ultimo caso la evidenziazione ecografica potrà risultare problematica Non necessita di nessuna preparazione.

ecografia prostatica e vescico-prostatica

Utilizza sia una sonda transaddominale di media frequenza (3.5MHz) che si pone a contatto della regione pelvica che una transrettale a frequenza più elevata che viene introdotta nel retto a vescica piena e vuota. L’esame necessita, per essere eseguito che il paziente venga a vescica piena (per riempire la vescica occorre: urinare 3 ore prima dell’esame e bere un litro d’acqua un’ora prima). Attenzione!! Se il paziente è un grave cardiopatico o è molto anziano deve bere, lentamente, solo mezzo litro. Il paziente deve inoltre portare in visione un recente dosaggio plasmatico (entro un mese dall’ecografia) del P.S.A. e P.S.A. free (tale prescrizione è rivolta ai pazienti che abbiano più di 45anni di età). L’osservazione transaddominale è fastidiosa solo per la ritenzione di urina, mentre la transrettale solo per motivi psicologici può essere mal tollerata. La sonda è infatti di piccole dimensioni e comunque l’esame non è doloroso. L’esame può durare da un minimo di 10 minuti a mezz’ora. Serve per dimostrare con grande accuratezza e precisione la presenza di una patologia della prostata. In particolare tale metodica permette di individuare dall’osservazione esterna le dimensioni e da quella transrettale la presenza di noduli e neoplasie ed infiammazioni (prostatiti). In particolare permette di analizzare la natura dei noduli e discriminare tra lesioni di tipo solido e liquido, di natura benigna o maligna, avvalendosi anche dell’ausilio del color e del power Doppler che permettono di valutare con esattezza la vascolarizzazione di eventuali patologie nodulari ed orientare verso il tipo di diagnosi di natura benigna o maligna e dunque permettere ulteriori approfondimenti diagnostici. Una volta individuata un’area sospetta si deve procedere ad un’aspirazione ecoguidata della lesione. Questa tecnica, oggi diffusissima, si chiama: Agobiopsia, che vuol dire aspirazione mediante un ago. Si tratta di una vera e propria agobiopsia ecoguidata che permette di prelevare un frustolo di tessuto che consente di eseguire una diagnosi istologica. La biopsia può anche essere eseguita in modo random, senza un bersaglio specifico, se esiste l’indicazione clinica o laboratoristica indicata dal medico curante.

Ecografia vescicale

Utilizza una sonda a media frequenza (3.5 MHz) che, posta a contatto della regione pelvica, in posizione supina, esplora la vescica e l’utero (nella donna) o la prostata (nell’uomo). L’esame necessita, per essere eseguito esclusivamente che il paziente venga a vescica piena (per riempire la vescica occorre: urinare 3 ore prima dell’esame e bere un litro d’acqua un’ora prima). Attenzione!! Se il paziente è un grave cardiopatico o è molto anziano deve bere, lentamente, solo mezzo litro. Non è fastidioso, ove si eccettui il riempimento della vescica. Si esegue inoltre un controllo dopo lo svuotamento della vescica. Il tempo necessario all’esecuzione dell’esame con tale tecnica dipende dalla problematica che si riscontra, può durare da un minimo di 10 minuti a mezz’ora. Serve per dimostrare con grande accuratezza e precisione la presenza di una patologia della vescica. In particolare tale metodica permette di individuare la presenza di calcoli, diverticoli, neoplasie (tumori, polipi e papillomi). Serve inoltre per la valutazione volumetrica e grossolana della prostata.

Ecografia vie urinarie: renale, surrenale e vescicale

Si utilizza una sonda a media frequenza (3.5 MHz) che, posta a contatto della regione addominale e lombare, in posizioni diverse, sdraiati ed in piedi, esplora gli organi renali, la loro struttura, i vasi gli organi contigui come le renali, l’aorta e la vena cava, oltrechè le ghiandole surrenali. L’esame necessita, per essere eseguito esclusivamente di 6-8 ore di digiuno. Se è richiesta anche l’esplorazione della vescica e dell’uretere (dette basse vie escretrici) allora occorre, inoltre, che il paziente venga a vescica piena (per riempire la vescica occorre: urinare 3 ore prima dell’esame e bere un litro d’acqua un’ora prima). Attenzione!! Se il paziente è un grave cardiopatico o è molto anziano deve bere, lentamente, solo mezzo litro. Non è fastidioso. Il tempo necessario all’esplorazione di tutto l’apparato con tale tecnica dipende dalla problematica che si riscontra, può durare da un minimo di 15 minuti ad oltre mezz’ora. Serve per dimostrare con grande accuratezza e precisione la presenza di una patologia dei reni. In particolare tale metodica permette di individuare la presenza di cisti, noduli, malformazioni, neoplasie dei reni e surreni. Presenza di calcoli, dilatazioni delle vie escretrici superiori (calici , bacinetto ed ureteri) ed inferiori (ureteri e vescica). Tale esame non sostituisce le scintigrafie, perché non è un esame della funzione renale e surrenale ma essenzialmente della loro forma. Esso è invece essenziale per diagnosticare o sospettare l’insorgenza di una patologia organica (cisti, noduli, tumori). In particolare permette di analizzare la natura dei noduli e discriminare tra lesioni di tipo solido e liquido, di natura benigna o maligna, avvalendosi anche dell’ausilio del color e del power Doppler che permettono di valutare con esattezza la vascolarizzazione di eventuali patologie nodulari ed orientare verso il tipo di diagnosi di natura benigna o maligna e dunque permettere ulteriori approfondimenti diagnostici. Una volta individuata un’area sospetta si potrebbe inoltre procedere ad un’aspirazione ecoguidata della lesione. Questa tecnica, oggi diffusissima, si chiama: Fine needle aspiration, che vuol dire aspirazione mediante un ago sottile. Si tratta di una vera e propria agobiopsia ecoguidata che permette di prelevare alcune cellule esattamente nell’area di tessuto che l’esame ecografico ha individuato come "sospetta".

Ecografia splenica (milza)

Utilizza una sonda a media frequenza (3.5MHz) che, posta a contatto della regione addominale superiore a sinistra, in posizioni diverse, sdraiati, esplora la milza, e le strutture vascolari circostanti. L’esame necessita, per essere eseguito esclusivamente di 8 ore di digiuno. In questo periodo si può bere solo acqua. Non è fastidioso. Il tempo necessario all’esplorazione di tutta la milza con tale tecnica dipende dalla problematica che si riscontra, può durare da un minimo di 5 ad un massimo di 10 minuti. Serve per dimostrare con grande accuratezza e precisione la presenza di una patologia della milza. In particolare tale metodica permette di individuare la presenza di cisti, noduli, neoplasie, traumi e patologie associate a malattie del fegato. Inoltre si indaga la presenza di malattie del sangue (anemie, leucemie e linfomi).

Ecografia pancreatica

Utilizza una sonda a media frequenza (3.5 e 5 MHz) che, posta a contatto della regione addominale superiore, in posizioni diverse, sdraiati , esplora il pancreas, i suoi dotti e le strutture vascolari circostanti. L’esame necessita, per essere eseguito esclusivamente di 8 ore di digiuno. In questo periodo si può bere solo acqua e non si deve fumare. Non è fastidioso. Il tempo necessario all’esplorazione di tutto il pancreas con tale tecnica dipende dalla problematica che si riscontra, può durare da un minimo di 10 minuti a mezz’ora. Serve per dimostrare con grande accuratezza e precisione la presenza di una patologia del pancreas. In particolare tale metodica permette di individuare la presenza di cisti, neoplasie ed infiammazioni acute e croniche (pancreatiti). Presenza di calcoli, dilatazioni e tumori delle vie biliari.

Ecografia del collo

Si tratta di un’ecografia molto vasta e complessa che comprende numerose ecografie in un unico esame. E’ necessario l’uso di una sonda ad alta definizione (generalmente 7,5-10 MHz), ed è utile completare l’esame con una valutazione color e power Doppler che permette di valutare con esattezza la vascolarizzazione di eventuali reperti patologici.

In particolare esso riunisce le seguenti esplorazioni ecografiche:

  • Ecografia delle ghiandole salivari
  • Ecografia dei vasi del collo
  • Ecografia della tiroide
  • Ecografia dei linfonodi del collo
  • Ecografia delle paratiroidi
Ecografia dei linfonodi del collo

Ecografia superficiale, è necessario l’uso di una sonda ad alta definizione (generalmente 7,5-10 MHz). Viene esguita nelle tumefazioni del collo e ci informa sullo stato delle ghiandole linfonodali, in particolare permette di evidenziare eventuali linfoadenopatie e valutare la natura reattiva o maligna delle stesse.

Ecografia dei vasi del collo

Si fa nelle condizioni di difetto di irrorazione del distretto cerebrale. Fornisce informazioni su stenosi, trombosi ed aterosclerosi.

Ecografia delle ghiandole salivari

Lo studio delle ghiandole salivari maggiori (parotide e ghiandole sottomascellari) mediante ecografia è attualmente la prima indagine di diagnostica per immagini poiché consente un’accurata diagnosi della patologia espansiva (cisti, tumori), della calcolosi e delle flogosi consentendo una diagnosi differenziale fra tumefazioni intrinseche delle ghiandole salivari ed altre formazioni del collo (per esempio linfonodi aumentati di volume, cisti tiroidee ecc). Nella maggior parte dei casi l’esame ecografico consente di evitare metodiche strumentali più invasive come la scialografia.

Ecografia tiroidea e delle paratiroidi

Nell'ecografia TIROIDEA e delle PARATIROIDI si utilizza una sonda ad elevata frequenza (7.5 e 10MHz) che, posta a contatto del collo, esplora i lobi tiroidei, la loro struttura, i vasi e gli organi contigui come la trachea e l’esofago. L’esame non necessita di nessuna particolare preparazione, può essere eseguito in ogni momento, anche durante le terapie tiroidee. Non è fastidioso perché non si esercita una consistente pressione sul collo. Si esegue in posizione supina, con il collo iperesteso. Il tempo necessario all’esplorazione di tutta la tiroide con tale tecnica dipende dalla problematica che si riscontra, può durare da un minimo di 10 minuti a 20 minuti. Serve per dimostrare con grande accuratezza e precisione la presenza di una patologia della tiroide. In particolare tale metodica permette di individuare la presenza di alterazione della struttura dell’intera ghiandola o di noduli. In particolare permette di analizzare la natura dei noduli e discriminare tra lesioni di tipo solido e liquido, di natura benigna o maligna, avvalendosi anche dell’ausilio del color e del power Doppler che permettono di valutare con esattezza la vascolarizzazione di eventuali patologie nodulari ed orientare verso il tipo di diagnosi di natura benigna o maligna e dunque permettere ulteriori approfondimenti diagnostici. Tale esame non sostituisce le scintigrafie, che invece danno un’indicazione sulle aree di attività della ghiandola, nè gli esami ormonali che indicano il funzionamento e la produzione di ormoni. Esso è invece essenziale per diagnosticare o sospettare l’insorgenza di una patologia organica (cisti, noduli, tumori). Una volta individuata un’area sospetta si dovrebbe sempre procedere ad un’aspirazione ecoguidata della lesione.

Ecografia dei tessuti superficiale

Ecografia superficiale. Si utilizza per la diagnosi di tumori e/o infiammazioni e tumefazioni in genere. L’ecografia dei tessuti superficiali (cute e tessuto sottocutaneo) ha avuto sviluppo e diffusione negli ultimi 15 anni, da quando sono state disponibili le sonde ecografiche ad alta frequenza, compresa tra 7,5 e 20 MHz (per lo studio dell’addome si utilizzano sonde della frequenza di 3,5 MHz). Con le sonde ad alta frequenza è possibile distinguere l’epidermide, il derma (che costituiscono la cute) ed il tessuto sottocutaneo, che hanno aspetto ecografico (o ecostruttura) e spessore variabili a seconda del sesso, dell’età, del tipo costituzionale, della razza e della regione corporea. E’ importante conoscere l’aspetto ecografico normale della cute e del tessuto sottocutaneo e le sue varianti nell’ambito della normalità per riconoscere le alterazioni patologiche, anche di lieve entità che possono essere di tipo focale o diffuso. Le lesioni focali sono numerose e comprendono gli ascessi, le cisti, i tumori benigni (fibromi, lipomi, angiomi, ecc.) ed i tumori maligni; fra questi ultimi i più importanti e diffusi sono gli epiteliomi ed i melanomi.

Ecografia muscolotendinea

Studia le lesioni dell'apparato muscolare, tendineo e legamentoso con particolare riguardo a traumi sportivi; si prefigge uno studio accurato delle strutture anatomiche, oggetto di sollecitazioni estreme conseguenti alla pratica sportiva agonistica e dilettantistica, che risultino interessate da postumi traumatici o degenerativi. Lo studio ecografico delle strutture muscolari e tendinee in soggetti anche non sportivi consente la valutazione di strutture sedi di processi infiammatori o degenerativi spesso causa di dolori od limitazioni funzionali.

doppler, ecodoppler ed ecocolordoppler dei vasi epiaortici

I vasi epiaortici sono rappresentati da due coppie di arterie: le carotidi e le vertebrali. Questi vasi nascono dall’aorta (per questo si chiamano epiaortici) che è il vaso più importante che parte dal cuore. Le carotidi e le vertebrali hanno l’importantissima funzione di portare sangue al cervello, per cui una loro alterazione cioè un loro restringimento può comportare un deficit a livello cerebrale.

Attraverso tale esame è infatti possibile individuare la presenza di alterazioni patologiche della parete vasale (ispessimenti, depositi ateromasici) o di placche fibrocalcifiche endoluminali in grado di determinare, o meno, fenomeno di stenosi e/o occlusioni. La localizzazione preferenziale delle placche è al livello della biforcazione carotidea perché in tale sede si verificano delle condizioni emodinamiche favorevoli al formarsi di tali lesioni.

La conseguenza clinica di tale patologia nei casi più lievi può consistere in un attacco ischemico transitorio e nei casi più gravi in un vero e proprio ictus. L’ecocolordoppler riveste quindi una importanza fondamentale per lo studio di tutte quelle malattie correlate a disturbi della funzionalità del Sistema Nervoso Centrale (sindromi vertiginose, disturbi della motilità, del linguaggio ecc...) e per la prevenzione di tali patologie in soggetti a rischio (diabetici, ipertesi, forti fumatori, dislipidemici)

Ecografia superficiale delle fasce muscolari e delle articolazioni

I muscoli sono ben visibili ecograficamente in particolare ematomi, rotture, tumori. Viene esguita per verificare traumi sportivi e non, tumefazioni, dolori. Dà informazioni su rotture muscolari, ematomi e tumori. In campo traumatologico soprattutto sportivo, l'ecografia risulta essere sempre più usata per lo studio dei legamenti del ginocchio, dei tendini di Achille, dei menischi (non sempre, però, interamente visibili), delle inserzioni muscolari. Si avvale di sonde ad alta definizione da 10 MHz e dell’uso di distanziatori per una più corretta focalizzazione delle strutture superficiali.

Ecografia delle articolazioni

Le patologie articolari più frequenti sono di origine degenerativa e post traumatica; su entrambe le categorie, soprattutto sull’ultima, l’ecografia fornisce una serie di informazioni utili ad impiantare una adatta terapia anti infiammatoria o riabilitativa. La possibilità di riconoscere versamenti, strappi (distrazioni), rotture, calcificazioni fanno della metodica un ausilio di primo livello insostituibile per il medico di base e per lo specialista. A volte l’ecografia pone la giusta indicazione per l’approfondimento radiologico (TAC) o magnetico (RMN). E’ un’ecografia ultraspecialistica e si fa, quindi, per studiare sindromi dolore, presenza di liquido nelle articolazioni e fenomeni infiammatori.

Doppler ed ecodoppler venoso e arterioso degli arti inferiori e/o superiori

L’esame Doppler permette di individuare la presenza di restringimenti o di occlusioni a carico dei vasi arteriosi periferici, di diagnosticare trombosi venose profonde o varici con studio dei reflussi. Con l’ecodoppler è possibile individuare con precisione in un’arteria l’importanza, l’estensione, le dimensioni ed una eventuale placca, cioè un accumulo di grasso e calcio che può provocare un restringimento; a livello del sistema venoso si può sapere con precisione quali vene siano mal funzionanti e debbano, in alcuni casi, essere asportate mediante atto chirurgico. Nel caso delle ulcere venose l’ecodoppler permette di identificare quali siano i modelli emodinamici responsabili della loro formazione. L’Eco-Color-Doppler rappresenta un affinamento ulteriore dell’eco-Doppler attraverso la costituzione di una mappa colorimetrica che permette di individuare in tempo reale i vasi e la loro patologia.

Doppler dei vasi spermatici per varicocele maschile

Il varicocele è la dilatazione varicosa delle vene nello scroto. I testicoli ricevono il sangue dall'arteria testicolare che è situata all'interno dell'addome; il sangue viene quindi trasportato via attraverso una serie di piccole vene localizzate nello scroto (plesso pampiniforme). Da qui il sangue refluisce nella vena spermatica interna (vena testicolare), che a sua volta trasporta il sangue indietro sino al cuore. In alcuni uomini le vene attorno al testicolo possono allargarsi o dilatarsi; le vene dilatate sono definite come varicocele. L'indagine strumentale attaverso il doppler dei vasi spermatici consente, quindi, di stabilire l’entità del reflusso. Solitamente viene eseguito con il paziente in piedi in modo tale che le vene ripiene di sangue sono più agevolmente visibili. L'intero esame non richiede più di 20 minuti.